L’ulivo del Gargano pone i suoi perché
di Antonio Monte L’albero dell’ulivo è il simbolo della vita, è resistente, secolare e non teme i temporali. Le sue radici si adattano nel terriccio delle colline e delle pianure, nelle rocce tra le fessure. E’ giovane e verde in ogni momento, forse, è il vero alleato del temibile tempo. Se tenuto pulito e potato, ogni luogo diventa ordinato e l’orto del contadino si trasforma in un giardino. Un vecchio detto non si smentisce : “più l’albero lo fai povero e più ti arricchisce”. L’albero dell’ulivo è anche il simbolo della famiglia, non abbandona mai le sue foglie come i genitori non abbandonano i propri figli. I suoi frutti se curati con acqua, sale e finocchietto, diventano ottimo companatico, nutriente e perfetto. L’olio derivato dalle olive, è stato merce di scambio dei contadini; un litro di olio, al tempo del baratto, veniva scambiato con tanta farina da riempirne un sacco….. L’albero dell’ulivo oggi si chiede: Perché vengo abbandonato dal contadino? Perché chi, tutto l’anno mi accudisce, sempre più s’ impoverisce? Perché sempre aumenta il costo della spremitura? Perché la sansa non si spreme abbastanza? Essendo un ottimo fertilizzante, perché non ritorna nel terreno del bracciante? Perché i contadini sono offesi, che le proprie olive dimezzano le rese? Perché i nuovi macchinari vengono puliti con l’acqua corrente e l’olio galleggiante finisce in altro recipiente? Perché in alcuni mulini, i noccioli separati, ottimi come fonte di calore, non ritornano dal produttore? Perché l’olio del Gargano non è valorizzato come quello Ligure o quello Toscano? Ma le olive sono dei mulini o dei contadini? Resto giocondo fintanto la bruschetta mi sponsorizza nel mondo. O L I O e BRUSCHETTA E’ tempo di storni e beccacce In ogni mulino vi è un camino producono i forni più focacce dove arde la legna pian pianino