“Why go to Apulia?”…for #mypugliaexperience
E’ deontologicamente scorretto, molto scorretto, non citare il testo. Ma giuro di farlo, prossimamente…per adesso fatevi bastare questo. Intanto ringrazio Gianfranco Piemontese e Walter Di Pierro.
E’ deontologicamente scorretto, molto scorretto, non citare il testo. Ma giuro di farlo, prossimamente…per adesso fatevi bastare questo. Intanto ringrazio Gianfranco Piemontese e Walter Di Pierro.
di Domenico Sergio Antonacci Era il 29 dicembre 2010 e per la prima volta, dopo tanti scambi di mail, ci incontravamo. Avevi organizzato una perlustrazione, l’ennesima di tante, all’eremo della Trinità, vicino San Marco in Lamis. Una bella scarpinata che non ti faceva paura, nonostante il tuo fisico a volte faticava a superare gli ostacoli della fitta macchia. Quel territorio, la valle di Stignano con i suoi eremi, tu lo conoscevi in ogni suo centimetro ma ancora riuscivi a trovarvi nuovi elementi, tracce, testimonianze; eri uno dei pochi studiosi che metteva davvero i piedi sulla terra che studiava, palmo a palmo, e da qualche anno ci portavi i giovani, i giovani in cui forse non avevi mai creduto fino a quando Ludovico non è diventato il tuo allievo. Appena scendi dall’auto, quel giorno, davanti alla chiesa di Stignano, ti vedo, col barbone e i sandali. Tra una chiacchiera e l’altra dopo un quarto d’ora ci avviamo sul sentiero e….tu avevi i sandali ai piedi! Quella cosa mi sconvolse! Non solo perchè non avevo mai visto fare un trekking con dei sandali ma perchè era il 29 dicembre, diavolo! Avevo portato Rocco, un mio amico, per la prima volta con me e mi disse, in carpinese, qualcosa del tipo “ma dove mi hai portato”? Che scena esilarante! Ma ancora non ti conoscevo…ancora non mi avevi detto di aver vissuto 8 anni in alcuni di questi eremi, con qualche comodità in più certo, ma comunque in condizioni di comfort sicuramente non “urbane”. Insomma, per te era normale! Ogni volta che aprivi la bocca si capiva che lo stavi facendo con l’intento didattico verso di noi, quasi a volerci lasciare un’eredità. Spesso accennavi, anche via posta elettronica, a discorsi del tipo “ma questo dovete scoprirlo voi” oppure “ma io il mio l’ho fatto,
Del confino dei gay sulle Tremiti durante il Fascismo e della targa di commemorazione la TV di Stato e le altre se ne sono altamente fregate, meno male che c’era la BBC Non erano reclusi perché non avevano commesso alcun delitto. La loro colpa era di appartenere ad una categoria dai confini incerti, quella di individui potenzialmente pericolosi per l’ordine pubblico, da allontanare dal tessuto sociale. Fu così che prostitute, persone con disabilità fisica e mentale, esponenti di minoranze etniche e religiose ed altri soggetti – non potendo essere imprigionati per alcuna violazione di legge – vennero esiliati dal regime fascista. Quella stessa sorte toccò in primis agli omosessuali, gli invertiti, gli arrusi: si calcola che furono trecento i condannati al confino in Italia; alle Isole Tremiti la loro concentrazione fu straordinaria, intorno ai 56 individui, una comunità che man mano si integrava col territorio e trovava il coraggio di sopravvivere con dignità e speranza. Solo personaggi politici come Pertini confinati sulle Tremiti? No. Fare memoria, un esercizio che serve a riattivare nuova memoria. Non può esistere un presente sostenibile, men che meno un futuro, senza la memoria del proprio passato. Per questo pedaliamo nella storia del nostro Paese oltre che sulle strade. Con Vladimiri Luxuria abbiamo intrapreso un percorso che va dall’isola dei famosi all’isola dei dimenticati. San Domino, nell’arcipelago delle isole Tremiti, è ricordata dai più come l’isola dove Lucio Dalla trascorreva le sue vacanze. Oggi recupera la sua storia grazie a Vladimir Luxuria e a un gruppo di studiosi e ricercatori che hanno scavato per riportare a galla la vicenda degli omosessuali confinati durante il ventennio. Nel video una signora cita un curioso episodio della fuga dei confinati: rubarono le barche e scapparono sulla terra ferma, a Capojale. (…) É da otto mesi che sospiro la libertà
16 giugno 1988 Vignetta di Umberto Romaniello del 10 giugno 2012
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