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VIDEO – Il telaio a Vico del Gargano, Progetto GRUNDTVIG C.A.R.I.D.I.S.

Maria Voto, con impegno encomiabile, continua a lavorare tessuti con il tradizionale telaio. Anticamente sul Gargano quella del telaio era una vera e propria economia.  Proprio intorno a questa tradizione che va scomparendo si è svolto il progetto GRUNDTVIG C.A.R.I.D.I.S. del Liceo Classico “Publio Virgilio Marone” di Vico del Gargano con sez. staccata Liceo Scientifico di Carpino. Di seguito il prodotto del loro lavoro. Alcune fonti attestano la presenza di circa 800 telai nella sola Vico del Gargano ma altri comuni dove l’attività era fiorente erano Rodi, San Marco e Carpino. Vediamo la seguente tabella con i numeri dei telai per paese: Tabella che riassume il quadro sul Gargano nel 1866 Foto infoturismiamoci, link al blog Anni fa a Carpino fu aperta una scuola di tessitura con il telaio tradizionale e si presentarono interessanti prospettive che poi svanirono quando l’impegno di “alcuni” non fu mantenuto con costanza. Maria Voto prosegue per la sua strada, abbandonata nel disinteresse generale delle istituzioni che dovrebbero incoraggiare queste scelte, non certo facili, di tornare ai mestieri di una volta. Foto Francesca Turchi, link al blog  Altre informazioni sul sito microstorie.net

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L’essenza del Gargano

Roccia, l’essenza del Gargano..pietra calcarea scavata dall’uomo per farne tombe, cave, macere, abitazioni…un fico d’india tenace ed una pianta di capperi rigogliosa laddove è impossibile per altre piante esser così felici.

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Amara terra mia sulla Web Radio della RAI!

Alle 16.30 su Radio Web Radio 8 c’è lo speaker garganico Berardino Iacovone a parlare del nostro Gargano nella trasmissione Qui Italia..sarà citato anche il blog Amara terra mia! Buon ascolto! LINK RADIO PER RIASCOLTARE LA PUNTATA

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Un racconto antico…emigrazione

Lago di Lesina e Majella sullo sfondo..foto di Francesco Ferrante da Puntodistella.it   Forse per adattarsi alla forma allungata della laguna, Lesina nasce dalla chiesa madre e si sviluppa in lunghezza costeggiando il lago. A differenza di molti altri paesi, che si articolano e gonfiano intorno a una piazza centrale, Lesina ingrassa poco, conservando le forme snelle che aveva in gioventù. Il viaggiatore in avvicinamento, con un minimo di fantasia, potrebbe facilmente tracciare con lo sguardo una immaginaria “L” sdraiata, e magari pensare che il paese dorma sulla propria iniziale. Oppure addirittura convincersene, specialmente se decidesse di farci una capatina un primo pomeriggio d’estate quando per le strade abbacinate e violentate dal sole non girano nemmeno i numerosi cani randagi, nascosti all’ombra di un riparo qualunque. Quando ci andavo, bambino, durante la villeggiatura estiva, rimanevo a osservare il panorama dal lungolago. Dopo pranzo, mentre gli adulti dormivano, sedevo sulla panchina di pietra all’ombra del gigantesco eucalipto. Me ne stavo lì ad ascoltare il fruscio delle foglie mosse dal vento e godermi il fresco e la calma postprandiale. Una brezza civettuola scarmigliava i capelli invitando a banchetto infantili fantasie. Ed ecco un popolarsi improvviso di forme fluttuanti e mutevoli nell’azzurro intenso del cielo: elefanti a batuffolo sprovvisti di proboscide, bianchi ippopotami grassi con zampette evanescenti e ridicole, temibili tigri zannute pronte a balzare su prede immaginarie… Poi lo sguardo scendeva più giù, lungo la linea d’orizzonte, verso la striscia di pineta che divide il lago dal mare, nel vano tentativo di individuare fra pini e lecci la Torre Scampamorto, favoloso luogo di pirati, streghe o altre superstizioni spaventevoli. Una volta notai un movimento insolito sul cristallo verde-smeriglio della laguna. Mano tesa a schermire il sole: riflesso impercettibile ondulante e ipnotico espande poi svanisce in acqua. Barca o miraggio di meriggio? Fuoco

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