di Gianni de Maso Non ci sono immagini dei paesi, nei Siti Istituzionali dei Comuni del Gargano. L’architettura popolare, dialettale, vernacolare del Gargano è relegata a pochissime foto nei Siti di Rodi, di Mattinata e di Monte Sant’Angelo. Gli altri comuni la ignorano e continuano a mostrare castelli, chiese, palazzi signorili con prolissi testi storici, tesi alla ricerca di antenati che nobilitino le storie locali. L’architettura fantastica del Gargano è quella dei mastri e dei pastori, creata dalle esigenze funzionali immediate, povera e scarna. Loro, i pastori ed i mastri, non copiavano nulla dagli stili, non sapevano nulla delle “divine proporzioni”, né del “classicismo”, né dell’euritmia, né del Romanico, né del Gotico, né del Barocco, per cui quando innalzavano muri creavano architetture pure, fatte con i materiali del posto e dall’adattarsi al posto. L’architettura dei paesi del Gargano sbocciava verso l’alto, si elevava stretta tra i vicoli ed i dirupi mozzafiato. Altre volte circuiva a gradoni i declivi della montagna. A volte era coperta da cupole orientalizzanti come Peschici. A volte comignoli come obelischi popolari storti sbucavano dai tetti e si confondevano con i campanili. Le cucine monacesche erano piccolissimi vani, dove la famiglia si rannicchiava durante i geli dell’inverno, all’interno si rastremavano a piramide o a parabola e all’esterno terminavano con i comignoli a quattro venti. A volte veniva modellava la roccia per farne scalinate, stradine o piccoli anfratti.- E poi, la lotta delle donne che con le ripetute imbiancature combattevano contro i neri ed i grigi del tempo ancorati in alto sulle facciate delle case. Questa luminosità in basso, sugli zoccoli e sui portali, sembrava sollevare la casa e sostenere il peso della matericità sotto il filo delle gronde. Magie estetiche che solo le donne potevano realizzare. Si costruiva pietra su pietra utilizzando massi grandi e minuterie perché