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“Jack il delfino e altre storie di mare”, un libro sul legame tra uomini e cetacei

    ed. De Vecchi, 256 pp, € 12,90. C’è un legame particolare fra gli uomini e i cetacei. Almeno nel mondo occidentale, balene e delfini suscitano negli esseri umani un interesse, una simpatia, una corrente di emozioni che li porta addirittura ad attribuire, a questi esseri acquatici, caratteristiche volta per volta magiche, superiori, aliene. Nel libro, questo rapporto fra esseri umani e cetacei è raccontato attraverso 11 storie realmente accadute, diverse tra loro, ma con il denominatore comune di avere sempre due protagonisti: da una parte un mammifero marino – un delfino, un’orca, una balena – e dall’altra parte degli uomini. Si va dal leggendario Pelorus Jack, che per 25 anni ha “scortato” i traghetti attraverso il pericoloso French Pass, in Nuova Zelanda, al delfino Filippo, che ha vissuto per alcuni anni nel porto di Manfredonia, dove è poi morto, ucciso da una bomba per la pesca illegale.  C’è la storia del cucciolo di balena grigia J.J., recuperata morente sulle coste della California, nutrita e curata per un anno intero dallo staff del San Diego Seaworld e poi restituita con successo al mare. Poi i tentativi di salvataggio di due piccole orche, Luna e Springer, entrambe rimaste sole e sperdute nelle acque della British Columbia: due storie parallele, ma dal finale drammaticamente diverso. E ancora, le tre balene intrappolate nel ghiaccio al limite del Polo Nord, un evento di per sé naturale, che scatena una vera e propria ondata di emozioni che percorre il mondo, e lo lascia per settimane incollato alle tv a seguire la vicenda, mentre milioni di dollari vengono impiegati nel tentativo incredibile di restituire la libertà ai tre giganti. E come dimenticare la lunga saga dell’orca Keiko, che tutti conoscono meglio come la protagonista del film “Free Willy”? Dalla cattura in mare e dalla prigionia in

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La storia di San Giovanni Rotondo..tra cenere di vulcano e invasioni di cavallette

San Giovanni Rotondo del 1702 La storia non è sempre noiosa…. …Il 16 dicembre 1631 il Vesuvio entrò in eruzione e le ceneri, giunsero copiose anche sul Gargano, spinte dalle correnti in quota. I sangiovannesi dormirono all’aperto, temendo la fine del mondo. Il terzo giorno la pioggia scese dal cielo sotto forma di fango e la gente si percosse il petto, invocando il perdono dei propri peccati. Poi tutto finì e la vita riprese.Il 21 maggio 1737 si ripeté il fenomeno del Vesuvio del 6 dicembre 1631. Questa volta però la cenere fu molto più copiosa, formando nei campi una coltre che raggiunse i sei centimetri. Il 24 maggio la pioggia trasportò la cenere in pozzi e cisterne, provocando la morte di uomini e animali. Isangiovannesi, venuti a sapere che il Gargano era sede di vulcani spenti, ebbero paura. Solo il 28 maggio la popolazione si rasserenò, quando da Napoli giunse una relazione che spiegava il fenomeno vesuviano…. …Nel 1806 giunse nel Regno di Napoli Gioacchino Murat, con il fratello Giuseppe.A San Giovanni si sparse la voce che a san Severo  i francesi avessero usato molte violenze, come tagliare le orecchie e le dita delle donne, per portar loro via anelli ed orecchini… …Lo storico sangiovannese Francesco Nardella racconta che i capi sangiovannesi, spaventati dalla ferocia distruttiva dei francesi decisero di far stillare dal seno delle giovani mamme il latte destinato ai propri figliuoli per ricavarne formaggio fresco da offrire agli ufficiali nemici. Questa singolare e commovente offerta avrebbe convinto i francesi a lasciare indenne l’abitato di San Giovanni Rotondo…. …Nel 1852 un’invasione di cavallette attaccò il raccolto. Nel mese di maggio nel tenimento di S. Giovanni Rotondo operavano circa 400 persone  con 17 “rachene”, che assicuravano giornalmente la distruzione di 70 tomoli di cavallette . Le rachene erano  lunghi

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Stasera al Rodi Jazz Fest gli sciamboli (canti all’altelena)

Segnalo brevemente l’evento di stasera a Rodi Garganico all’interno della manifestazione Rodi Jazz Fest (altre info qui). La particolarità della serata è nel “Canti Sciamboli Project”, progetto di punta di quest’edizione (la prima è stata a Gennaio). Sotto la guida di Bruno Tommaso, contrabbassista, arrangiatore e direttore d’orchestra, questi antichi canti carnevaleschi della tradizione popolare del Subppennino Daunio (che arrivano “ufficialmente” fino al Gargano, a San Nicandro Garganico..ma in realtà anche oltre), riprendono vita con una reinterpretazione in chiave jazz che, senza dimenticare lanalisi filologica, libera la connotazione localistica. Il Conservatorio “U. Giordano” di Foggia da tempo pone attenzione alle espressioni culturali di Capitanata: “Canti Sciamboli Project”, infatti, nasce sulla scorta della pubblicazione della musicologa dell’istituto foggiano Patrizia Balestra “Sciamboli e canti all’altalena” (Ed. Squilibri). Allora appuntamento a stasera con il Concerto dell’Orchestra del Dipartimento di jazz dei conservatori di Foggia e Rodi Garganico diretta da Bruno Tommaso…l’ora non la so, në sta scrittë a nësciuna vannë (!#!ﻦﯔ☺ۧѭ). Cosa sono gli sciamboli (ndrandl a San Nicandro G.co)? Buona lettura e buon ascolto sul sito dell’Archivio Sonoro Pugliese. Consiglio di acquistare Sciamboli e canti all’altalena balestra – altre info sul libro

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Apertura Abbazia di Kàlena (Peschici) 8 settembre h.17.30

Si replicherà l’8 settembre, in una delle abbazie più antiche d’Italia, una festa cara al cuore di tutti i Peschiciani e garganici. Abbazia di Kalena ore 17,30  Per raggiungerla percorrere la ss89 fino a qui dopodichè seguire la strada indicata per qualche centinaio di metri; sulla sinistra vedrete l’abbazia (vicino alla rotonda per l’interna verso Vieste) EVENTO FACEBOOK Perchè l’abbazia di Kàlena è importante e deve essere tutelata? Ne abbiamo parlato qui: Link 1 Link 2 IL DOPO KALENA 2012 SU FACEBOOK DALLA PAROLE DI TERESA RAUZINO

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