La parabola del lago…(di Varano?)
Antonio Turiel – su “The Oil Crash”traduzione di Massimiliano Rupalti. C’era una volta un piccolo villaggio in riva ad un bel lago, un grande specchio di acqua cristallina che dava vita e sostentamento alle persone del luogo. Con le acque del lago annaffiavano gli orti e davano da bere agli animali e si dissetavano. Le acque del lago servivano per lavare i panni e le stoviglie. Servivano anche a raffreddare il ferro del fabbro, scioglievano i colori del tintore, plasmavano l’impasto del pane e, insomma, venivano impiegate in molti altri modi nella piccola economia locale. Grazie alla qualità ed al facile accesso alle acque del lago, la comunità aveva prosperato dal giorno in cui si era insediata su quella riva. Visto che l’acqua del lago era la vita ed il sostentamento di quel popolo, erano state imposte delle regole molto ristrette per preservarne la qualità. Non era permesso riversare acque di scarico dell’attività domestica o artigianale direttamente nel lago, ma dovevano passare attraverso delle fosse settiche o essere usate per l’irrigazione, a seconda dei casi. Questa era la regola generale, ma di tanto in tanto alcuni la ignoravano e gettavano i loro rifiuti nel lago in maniera più o meno dissimulata. Non c’è bisogno di dire che quando si prendevano i contravventori le multe che venivano imposte erano molto consistenti, anche se non tutti erano uguali di fronte a questa legge. Era noto e conosciuto che il il mercante di bestiame (il più grande della regione) ed il tessitore (che commerciava anche con altri paesi) avevano installato scarichi separati sotto ai loro stabilimenti, che portavano i loro scarichi lungo il letto del lago, proprio in mezzo alle sue acque. Ma, siccome davano lavoro a metà paese, nessuno aveva troppa voglia di agitare le acque. Si sospettava anche che il sindaco