La recente notizia del tentato furto dello storico pozzo di uno dei chiostri dell’Abbazia di Stignano ha scosso molti. Non abbastanza però..la “politica” di Capitanata continua a sopravvivere nel suo stato cadaverico; nessuna indignazione da parte “loro”…la nostra storia, la loro storia, non è importante (e il turismo credono viva di aria). E, di questo passo, un giorno non resterà più niente. Uno dopo l’altro si sgretola tutto, e quello che non si sgretola se lo fregano. di TERESA RAUZINO su L’ATTACCO del 16 gennaio 2014 (via facebook) “La vera terra inestetica non è quella che l’arte non fecondò, ma quella che, coperta di capolavori, non li sa né amare né conservare; quella che distrugge pezzo per pezzo i suoi più bei palazzi per venderne le parti a caro prezzo, per cupidigia o per nulla, ignorandone il valore; la morta terra dove l’arte non abita più, cacciata dalla sazietà, dal disgusto e dall’incomprensione.” Nel 1904, Marcel Proust, parlando dell’Italia, la descriveva come “terra inestetica” per eccellenza. Un’Italia che lasciava perire i propri monumenti, ignorandoli e trascurandoli era una terra morta, infeconda… Sono passati 110 anni e la triste storia purtroppo continua. L’agonia di pietra dei monumenti italiani, e del Gargano in particolare, è una triste realtà dei nostri giorni. Qualche giorno fa ho letto la notizia, anticipata sui loro gruppi Fb da Ludovico Centola, Severino Stea e Domenico Sergio Antonacci, e rilanciata ieri dall’Attacco, del tentativo di furto del prezioso pozzo cinquecentesco del Convento di Santa Maria di Stignano, in agro di San Marco in Lamis. Un manufatto di pregevole fattura rinascimentale sradicato dal suo basamento, e sezionato in vari pezzi, per poterlo agevolmente trasportare chissà dove. Qualcosa evidentemente di imprevisto ha costretto i ladri a scappare precipitosamente, abbandonando la refurtiva sui materassi accatastati nel Chiostro che dovevano essere