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Mafia, lo Stato abbandona il Gargano: scialbi annunci ministeriali e trasferimenti di magistrati

dal blog di Michele Gemma Sul Gargano si ammazza, si spara, vigono le logiche criminali: sopraffazione, violenza, omertà, paura e “rispetto”. La Montagna Sacra è una polveriera di criminalità. La risposta dello Stato italiano è deprimente! Il tribunale di Lucera e le sue due sedi distaccate di Rodi Garganico e Apricena sarebbero state soppresse (condizionale d’obbligo, qualche spiraglio di mantenere l’attuale stato dei luoghi c’è, siamo in Italia). Complice la eliminazione della Procura di Lucera, il magistrato Domenico Seccia, simbolo della lotta alla mafia garganica, dovrebbe essere trasferito a Fermo, nelle Marche.  Nell’ultimo mese: duplice omicidio ad Apricena e colpi di arma da fuoco contro un dipendente dell’azienda che gestisce la Marina di Rodi Garganico. Le indagini dei due morti ammazzati ad Apricena (Michele e Giuseppe Padula, allevatori, nipote e zio, di 28 e 45 anni, inseguiti e uccisi a colpi di fucile calibro 12 sulla strada che collega Apricena a San Paolo Civitate, mentre, a bordo di un fuoristrada Nissan, stavano andando alla loro masseria) sono  condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Foggia, coordinate dal Procuratore capo della Dda di Bari, Pasquale Drago e dal pm Giuseppe Gatti, oltre che dal Procuratore capo di Lucera, Domenico Seccia e dal pm Maria Teresa Muscatelli, della Procura di Lucera. Inchiesta che, al pari di altre, vedi ad esempio quella sull’incendio di mezzi utilizzati per la raccolta dei rifiuti nei centri di San Nicandro e Vico del Gargano, dovranno trovare un nuovo responsabile. In altri termini ripartire daccapo. Ad una escalation delle azioni criminali fa da contraltare la snervante (o forse sarebbe più opportuno dire complice) risposta dello Stato. Con scelte paradossali. Effettuate da chi, a Roma, non conosce né il territorio né i gruppi criminali e mafiosi che tentano, a volte riuscendoci, di determinare scelte e investimenti, attraverso un controllo del territorio capillare.

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“6000 Campanili”, un’occasione per interventi infrastrutturali nei comuni del Gargano

da progettocittadelsole.wordpress.com È in partenza il Primo Programma “6000 campanili”, previsto dal cosiddetto “Decreto del Fare” (DL 69/2013 convertito nella legge 98/2013): il Ministero delle Infrastrutture ha siglato con l’ANCI la convenzione che fissa i requisiti per i progetti finanziabili. Si tratta di un programma rivolto soprattutto ai piccoli e piccolissimi Comuni (meno di 5000 abitanti) per la realizzazione di interventi infrastrutturali con il coinvolgimento di piccole e medie imprese locali. Per essere ammessi al finanziamento, i progetti dovranno avere un importo compreso tra 500mila e 1 milione di euro e dovranno consistere in: – interventi infrastrutturali di adeguamento, ristrutturazione e nuova costruzione di edifici pubblici, compresa l’adozione di misure antisismiche; – adeguamento normativo di edifici pubblici esistenti; – ristrutturazione, rifunzionalizzazione e nuova costruzione di edifici pubblici; – realizzazione e manutenzione di reti viarie e infrastrutture accessorie e funzionali alle stesse o reti telematiche di NGN e WI-FI; – interventi sulle reti viarie di competenza comunale, compresi gli eventuali lavori connessi a sottostanti sottoservizi e la salvaguardia e messa in sicurezza del territorio. Per accedere alle informazioni utili a formulare la richiesta, visitare il sito dell’ANCI, a questo link. Le domande dovranno essere inoltrate tramite procedura informatica e l’invio potrà essere effettuato solamente a partire dalle ore 9 del giorno successivo alla pubblicazione della convenzione e dei suoi allegati in Gazzetta Ufficiale (indicativamente prevista per la data del 20 settembre p.v.).

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Le donne del Sud non sono solo Sole: fatte a mano

Racconto breve presentato al concorso Letterario “Il rovo” – Cagnano Varano 2013; nell’edizione 2012 il racconto presentato era intitolato “Voli acsetici”. di Gianfranco Pazienza (a Rosetta Pirro e a tutte le altre persone incontrate sul Garago, che amano e lavorano con passione per questo “terroir”; tutt’altro da chi, con la presunzione di possederlo, lotrascura.) Foto di yuris010 Con le porte sempre aperte, ovunque protette da una tenda pesante, le voci fuoriescono ovattate; una mano scosta la rete e appare a metà il bel viso e un bel seno. Non mi chiede della presenza estranea, interroga senza parlare. A quello sguardo rispondo: cosa sono gli spicchi rossi? Pomodorini spaccati essiccati al sole, una parte della tela di Arcimboldo fatta di melanzane a fette, conserva essiccata di pomodoro, capperi, piante di basilico, prezzemolo, salvia e rosmarino, mazzetti di origano. Collane di carrube e variopinti pomodorini e peperoncini. Fichi e mandorle ad essiccare in cesti intrecciati di rami sottili; anche la pasta fatta a mano, piccole orecchiette di farina di grano duro, ingiallisce al sole. Quei prodotti, sistemati con cura, sono il libro di ricette da sfogliare all’aperto.  Il giardino senza terra intorno lo aveva ereditato dai nonni; affidata alle loro cure i genitori erano andati ad arrugginire nei freddi turni nella fabbrica del nord. Il nonno in particolare si era adoperato per farla crescere, attento ad ogni sua richiesta: lei era il frutto più bello di quel giardino. Tutte le mattine lui si recava a irrigare gli orti fiorenti e i giardini di arance con l’acqua della sorgente di “cannella”, facendola scorrere attraverso i formili in pietra. Era il suo lavoro, il solo ingegnere di quei fontanili: l’acqua passava di pianta in pianta, di conca in conca, di terrazzo in terrazzo fino a “molino di mare”. Sfogliando i ricordi della sua storia

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