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FOTOGALLERY – L’abbandono totale del Parco Archeologico di Devia, a San Nicandro Garganico

di Domenico S. Antonacci (foto Nazario Cruciano) Mentre l’archeologia manfredoniana vede nuova luce non se la passano certo bene  i pochi siti archeologici valorizzati (sulla carta) del Gargano più interno. Risalgono ormai a molti anni fa i lavori per il Parco Archeologico di Devia, istituito con l’intenzione di valorizzare i resti (quei pochi portati alla luce) della città di Devia, antico nucleo fondato dagli slavi a pochi chilometri da Torre Mileto che oggi custodisce il gioiello romanico di Santa Maria. Gli unici a fruire di tutto sono i vandali che, essendo una sottocategoria dei criminali, sul Gargano hanno gioco facile (a tutti i livelli).  Ah, dovrebbe esserci un guardiano (o c’era) ma non si è mai capito bene quale funzione esercitasse effettivamente; da racconti raccolti pare non fosse un guardiano nel vero senso della parola ma un diffuso esemplare di “guardiano garganico”. A chi davvero è interessato a visitare la chiesa (almeno esternamente) e si scoraggia trovando il cancello chiuso, sulla sinistra trovate un’apertura. A subire le devastazioni sono le staccionate e le altre strutture per l’accoglienza dei visitatori Reperti archeologici openair Chiesa romanica di Santa Maria di Monte Devio/D’Elio Almeno qualcuno ne trae giovamento….abbattendo ulivi secolari.

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Torna a splendere la basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto con l’opera di Edoardo Tresoldi

di Domenico S. Antonacci – 11/03/2016 Devo dire che sono rimasto positivamente stupito dalla leggerezza della struttura; un modo diverso di interpretare un sito archeologico che regala al visitatore un’esperienza diversa ma che, tutto sommato, rispetta il “bene”.  Una scelta sicuramente coraggiosa. Adesso Manfredonia potrebbe davvero avere slancio nuovo verso un turismo culturale (non a chiacchiere); castello con museo nazionale (a breve), ipogei Capparelli, le due chiese di Siponto..tutti questi “soldi” ora facciamoli fruttare, non lasciamo tutto all’abbandono (come al solito, fatemelo dire).

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Indagini su popolazioni selvatiche di Vitis vinifera L. rinvenute nel Parco Nazionale del Gargano

Le ricerche condotte sulla vegetazione forestale del Promontorio del Gargano hanno portato al rinvenimento di 10 siti in cui è presente la forma selvatica di Vitis vinifera L. per un totale di 33 esemplari che si vanno a sommare agli 814 attualmente conosciuti in Italia. L’accertamento della presenza della vite europea è stata eseguita mediante analisi ampelografiche che vengono documentate nel presente articolo. Dal punto di vista ecologico i siti rinvenuti si localizzano dalle pinete a Pinus halepensis alle faggete, testimoniando la grande diffusione della pianta in quest’area. Due siti, tra quelli rinvenuti, assumono una particolare importanza in quanto sono localizzati in monumentali boschi di faggio, a circa 600 m di altitudine, in una riserva naturale della Foresta Umbra. I siti scoperti permettono di confermare la presenza sul Gargano della vite selvatica, che viene per la prima volta segnalata anche per l’intero territorio della Puglia. Le stazioni garganiche colmano quindi una lacuna fitogeografica che interessava diverse regione viciniore (Abruzzo, Molise, Puglia, Campania) dell’Italia centro-meridionale. Download qui

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REFERENDUM 17 APRILE #NOTRIV per un futuro sostenibile, PERCHÉ’ VOTARE SI ?

Il 17 Aprile saremo chiamati a disegnare una X su un foglio di carta con la speranza di cambiare le sorti del nostro Paese. Ma ricordiamoci che ogni giorno siamo chiamati ad essere responsabili delle nostre azioni, anche con altrettanti piccoli gesti, per tutelare e conservare le risorse inestimabili che il Pianeta che ci ospita ci offre quotidianamente per vivere. Sono le scelte e i gesti quotidiani che cambiano realmente le sorti del Pianeta! _______ 6 PUNTI PER FARE CHIAREZZA SUL REFERENDUM DEL 17 APRILE 2016. Un cittadino informato è un cittadino responsabile per il proprio futuro. Invitiamo ad impiegare 5 minuti del proprio tempo per leggere con attenzione quanto segue. 1) Perché un REFERENDUM? La Costituzione Italiana prevede, tra le varie opzioni, che un Referendum possa essere indetto su richiesta di almeno 5 Consigli Regionali. Per la prima volta nella storia del nostro Paese questa possibilità è stata messa in atto. Infatti 9 Regioni italiane, sostenute da esperti del tema, hanno avanzato la richiesta: Basilicata (capofila), Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise. La decima Regione, l’Abruzzo, si è tirata indietro. I quesiti referendari proposti erano 6 al principio, alcuni sono stati già soddisfatti altri meno. Il Referendum del 17 Aprile 2016 si esprime in merito ad 1 di questi quesiti presentati. 2) Che significa ABROGATIVO? Significa che la consultazione popolare si esprimerà per annullare (votando SÌ) o mantenere così com’è (votando NO) la normativa (comma 17 dell’articolo 6 del decreto legislativo 152 del 2006, il cosiddetto Codice dell’Ambiente). Vince il SÌ se avranno partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi (quorum). Se non si raggiunge il quorum è come se vincesse il NO, resta tutto uguale. 3) Cosa ci chiede il QUESITO? Il quesito referendario

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Storia di un epigrafe marmorea in viaggio tra il Gargano e Cava de’ Tirreni

All’ingresso del Palazzo Vescovile di Cava de’ Tirreni è situata questa epigrafe in marmo con un’iscrizione in lingua latina. Nulla di particolare se non fosse che la provenienza è la Chiesa di San Pascasio, un tempo situata a Monte Sant’Angelo (qualcuno sa dove?). La prima testimonianza dell’esistenza dell’epigrafe è un’agiografia, composta non prima del XII sec., che fissa l’esperienza del santo abate e la sua morte nei pressi del Monte Gargano; in essa è infatti riportata una versione dell’epitaffio ‘più lunga’, che probabilmente l’agiografo costruì proprio partendo dal testo dell’iscrizione. È possibile poi che la lastra si trovasse in una chiesa dedicata proprio a S. Pascasio, da situare nelle prossimità di Monte Sant’Angelo; donata nel 1086 alla chiesa di S.Egidio di Pantano, sita in San Giovanni Rotondo e dipendente a sua volta dall’abbazia cavense, scompare completamente dalla documentazione poco dopo, forse per abbandono. La permanenza di San Pascasio a Monte Sant’Angelo è  attestata ne “Il regno di Napoli diviso in dodici provincie”, di Enrico Bacco, scritto nella seconda metà del ‘600 In questo modo possono comprendersi forse anche le vie che portarono il marmo nella cittadina campana. La lastra fu infine ‘riscoperta’ a Cava de’ Tirreni nel 1646 , come dichiara una lapide posta a memoria l’anno seguente. Il testo si trovava inquadrato tra due candelabri, di cui resta ora solo un estremo lembo del sinistro ancora visibili negli anni ’60 prima dello sconvolgimento post-sismico della chiesa e i successivi vandalismi ivi perpetrati. Il testo originale: Conditus hoc tumulo dormit Paschasius abbas, iustitiae cultor, summae pietatis amator, hospitibus patulus, quo nulli est ianua clausa, nullius inpasta esuries vel tecta negata, 5 solator viduae omnis nutritorque pupilli, utilis et factus cunctis ad cuncta medella qui, nonagenariam claudens sine crimine vitam, redditur in terram membris et in aethera flatu. D̅(e)p̅(ositus) die XI

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